mercoledì 7 maggio 2014

Il ministro “con il monocolo”

(pag.733) “Il popolo russo non voleva la guerra. L’annuncio di Pavel Miljukov – il ministro degli Esteri con il monocolo – che la Russia puntava ancora alla “vittoria decisiva” aveva riportato in strada fiumi di operai e soldati furiosi. Kerenskij, il giovane e istrionico ministro della Guerra a cui era stato affidato l’incarico della nuova offensiva, aveva reintrodotto nell’esercito la fustigazione e ristabilito l’autorità degli ufficiali. Ma i soldati avrebbero combattuto?”

Lo scrittore con l’espressione “il ministro degli Esteri con il monocolo” vuol forse far capire fra le righe l’anacronismo del personaggio politico che presenta, tra l’altro incaricato per la politica estera, simboleggiato da un suo accessorio, il monocolo, non più di moda.

Era scoppiata la rivoluzione. Fu istituito un governo provvisorio rivoluzionario e governato dal socialista Kerenskij. Tuttavia si trattò di un governo di coalizione guidato dalla borghesia e con l’intento di proseguire la guerra, assolutamente non condivisa dalla frangia più estremista dei bolscevichi e dal popolo ormai in ginocchio e che chiedeva “pane, pace e terra”. La Rivoluzione era presto destinata ad un ulteriore sviluppo.

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