(pag.351-352) “A metà
del terzo giorno emersero da un bosco e scorsero una bella fattoria in mezzo a
campi di avena e grano. Era una costruzione a due piani con il tetto spiovente.
Nel cortile c’erano un pozzo di cemento e una bassa struttura in pietra che
sembrava un porcile, solo più pulita. Quel posto pareva l’abitazione di un
ricco signorotto locale o forse del figlio minore di un nobile. Era sbarrata e
deserta.
Si stupirono tutti
vedendo che, a un paio di chilometri da lì, la strada passava attraverso un
intero villaggio di fattorie simili, tutte abbandonate. Grigorij cominciò a
capire che avevano attraversato il confine con la Germania e che quelle
magnifiche abitazioni erano le residenze degli agricoltori tedeschi che erano
andati via con le famiglie e il bestiame per sfuggire all’esercito russo in
avanzata. Ma dov’erano le baracche dei contadini poveri? Che ne era stato della
lordura dei maiali e delle mucche? Perché non c’erano stalle di legno cadenti,
con muri rappezzati e buchi nel tetto?”
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